martedì 25 novembre 2008

Competitività

di Valter Binaghi


Apprendiamo oggi che sulla classifica dell’Economist l’Italia è scivolata al quarantesimo posto per “competitività”, dietro paesi come la Thailandia. La Thailandia è il paradiso della redditività del capitale, il lavoro costa poco e per di più è uno dei paesi al mondo con più alto tasso di prostituzione minorile, probabilmente una voce non di poco conto nel Prodotto Interno Lordo Tailandese.

Certo, siamo poco competitivi. Un operaio intervistato al Tg3, lamenta di essere in cassa integrazione lui, la moglie e il figlio: tutti e tre lavorano in quelle fabbriche tessili della Val Seriana, che stanno chiudendo una dopo l’altra. Ma la cassa integrazione è un buon ammortizzatore sociale: forse per questo siamo poco competitivi.

La multinazionale Motorola, invece, dopo avere convinto il sindaco diessino Chiamparino a investire fior di miliardi di denaro pubblico italiano nella localizzazione del centro di ricerca aperto a Torino, ha recentemente chiuso lasciando a spasso quasi quattrocento ingegneri. Senza cassa integrazione, perchè la Motorola non ha versato agli enti assistenziali, e ai suoi lavoratori la Cassa Integrazione non spetta. Chiamparino non aveva chiesto garanzie? Probabilmente era troppo entusiasta della “competitività” di Motorola per farlo. E questa è un’immagine della sciagurata sinistra Veltroniana i cui disgustosi balletti ci è toccato di assistere: yes we can.

E la destra di governo? Un paese in crisi economica, con strutture pubbliche fatiscenti (scuole che crollano), infrastrutture in meridione che risalgono all’epoca borbonica, chilometri di ferrovie che ancora procedono a binario unico, dovrebbe investire in lavori pubblici e aumentare i salari per liberare i consumi. Non piace ai banchieri? Chissenefrega. Sarebbe il momento buono per recuperare una piena sovranità monetaria e usare il denaro per quello che dovrebbe servire: creare lavoro e benessere. Così non si esporta? Chissenefrega. Sarebbe il momento buono per fare come fece il Giapppone negli anni Ottanta: puntare sul mercato interno e trasformare questo in un paese meno spudoratamente ingiusto, una via di mezzo tra gli stipendi dei call-center e il vergognoso spreco dei frequentatori del Billionaire.

Invece no. Si taglia sulla spesa pubblica, si punta ad abbassare il costo del lavoro, si insegue la capacità di attrarre capitali di posti come la Tailandia.

Competitività. Viene dal linguaggio sportivo: significa concorrere lealmente, su un piede di parità. Non lo sporco gioco al ribasso del liberismo internazionale.

Sono un poveruomo, e tengo pure famiglia, ma giuro che il primo che mi arriva a un metro di distanza e mi parla ancora di competitività lo mando all’ospedale.


Valter Binaghi

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