martedì 13 gennaio 2009

Faber, il poeta che non muore mai
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di Nicola Vacca
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La bellissima serata televisiva organizzata da Fabio Fazio in memoria di Fabrizio De Andrè è stata strepitosa.
Non c’era modo migliore per ricordare il grandissimo poeta della canzone d’autore a dieci anni dalla sua scomparsa. La parola del più grande cantautore italiano è alta nei sentimenti. De André ha sempre pensato le sue canzoni andando sempre in direzione ostinata contraria. Fabrizio è ancora oggi un poeta che sta in mezzo alla gente, che lo ama soprattutto per la sua schiettezza corsara e irriverente. Le sue parole sono indimenticabili perché parlano al cuore dei semplici, raccontano le storie della quotidianità offesa dal conformismo che spadroneggia con le sue maschere d’ipocrisia.
È stato scritto e detto tutto sulla grandezza di Fabrizio De Andrè. Ma la sua straordinaria poesia anarchica d’amore è una grande lezione di vita e di umanità a cui oggi dovremmo guardare, se ancora vogliamo dare una speranza a questa decadenza morale che sta distruggendo tutto. Nessuno come lui ha saputo leggere il libro del mondo.
Se oggi Fabrizio fosse ancora vivo scriverebbe con parole leggere, parole d’amore. Come ha sempre fatto nella sua vita. Non morirà mai Fabrizio De André, il grande poeta che ci ha insegnato a non rinunciare mai alla parte migliore di noi stessi("Nella pietà che non diventa rancore ho imparato l'amore").
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Nicola Vacca (tratto da http://nicolavacca.splinder.com/ )

1 commento:

Michele Antonelli ha detto...

Caro Dott. Vacca,

Spero voglia perdonare la mia franchezza, ma debbo confessarLe che da parecchio tempo, e cioè da quando ho cominciato a studiare i meccanismi della propaganda, De Andrè mi sembra uno degli strumenti più perfetti usati dal capitalismo per minare gli equilibri tradizionali della nostra società, nella titanica impresa di aprire la strada a questo caos nel quale per la gente comune sono diventate difficilissime imprese che prima erano piuttosto naturali, come nutrirsi e riprodursi, mentre il capitale fa il bello e il cattivo tempo.

Purtroppo, spiegarLe il mio punto di vista richiederebbe una quantità di tempo di cui non dispongo. Mi scuso, quindi, se debbo lasciare nell'oscurità le ragioni dettagliate della mia affermazione.

Mi limiterò ad osservare con quale insistenza De Andrè canta le delizie dell'amore libero o addirittura della prostituzione, tutta roba che ha contribuito ad ispirare una facilità di costumi di cui raccogliamo i dolorosi frutti. Grande poeta, è vero, ma ispiratore di quali sentimenti?

E vorrei chiederLe di riflettere su questo punto: da parecchi giorni vedo la foto di De Andrè sulle news e sui portali più frequentati dagli italiani, che celebrano una ricorrenza importante (decennale della morte?). Pensa che ad un vero anarchico, davvero dannoso al sistema, verrebbe dato tanto spazio?

Cordiali saluti.

Michele Antonelli