martedì 6 gennaio 2009

Malgrado la situazione a Gaza peggiori di ora in ora, oggi, in quanto "Festa della Befana", "stacchiamo" proponendo una riflessione di carattere diverso, postata da Antonio Saccoccio.
Domani, invece, torneremo su Gaza con un intervento di Carlo Bertani
(C.G.)
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Prospettive netfuturiste (2)

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Clownterapia: la terapia del sorriso tra scienza e arte


di Antonio Saccoccio.


Apprendiamo con piacere che il governo italiano ha stanziato finalmente dei fondi per la diffusione della “clownterapia” (“terapia del sorriso” o anche “comico terapia”) nei nostri ospedali. Ci auguriamo che questa non sia una mossa isolata, ma che finalmente si pensi a dare dignità umana alle corsie ospedaliere. I nostri ospedali sono troppo spesso dei lager. L’atmosfera che si respira in corsia è pesantissima, opprimente e deprimente. Basta avere un minimo di sensibilità per comprendere che un malato ha bisogno di un ambiente sereno e allegro per poter convivere con la sofferenza della propria condizione. E invece nei nostri ospedali si muore prima moralmente, e poi fisicamente. Oggi possiamo lodare il lavoro avanguardistico di Hunter "Patch Adams, di Norman Cousins, di tutta la gelotologia e la psiconeuroimmunologia. Oggi i loro studi sono ormai riconosciuti come fondamentali, con buona pace dei deprimenti ambienti medici tradizionali. Il sorriso, la risata aiutano in modo decisivo il malato: è dimostrato scientificamente e oggi persino i politici italiani ne prendono atto. Ma vogliamo andare oltre la cronaca e la scienza, perché c’è qualcun altro che ebbe un’intuizione simile ed è un personaggio a noi caro: Aldo Palazzeschi. L’ottimismo istintivo e/o volontaristico che caratterizzò il futurismo, e oggi caratterizza il netfuturismo, deve fare inevitabilmente i conti con lo spettro della sofferenza e soprattutto della malattia. Inutile dire che le personalità più complesse del futurismo (Marinetti, Palazzeschi, Papini) avevano un approccio differente anche nei confronti del dolore e della morte. Anche oggi d’altra parte le sensibilità umane dei netfuturisti presentano sfumature diversificate. Ma al di là delle sfumature, la sensibilità futurista è ovviamente attentissima alla questione del dolore ed è per questo che l’ottimismo diventa per noi netfuturisti una categoria centrale (lo si può vedere nel nostro manifesto generale), e non un sentimento ingenuo e infantile. Ma veniamo all’intuizione di Palazzeschi. Il 15 gennaio del 1914 appariva su Lacerba uno dei manifesti futuristi più bizzarri e sconvolgenti: Il controdolore di Aldo Palazzeschi. Un testo piuttosto lungo, che proponeva una visione del mondo che ribaltava i canoni contemporanei. Un testo esplosivo in cui si potevano leggere frasi come la seguente: “L'uomo che attraverserà coraggiosamente il dolore umano godrà dello spettacolo divino del suo Dio”. Ma è nei punti programmatici che il poeta parla precisamente degli ospedali.


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"Trasformare gli ospedali in ritrovi divertenti, mediante five o' clock thea esilarantissimi, café-chantants, clowns. Imporre agli ammalati delle fogge comiche, truccarli come attori, per suscitare fra loro una continua gaiezza. I visitatori non potranno entrare nei palchetti delle corsie se non dopo esser passati per un apposito istituto di laidezza e di schifo, nel quale si orneranno di enormi nasi foruncolosi, di finte bende, ecc. ecc."
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Come si può vedere, l’artista spesso vede quello che lo scienziato ancora non riesce a dimostrare. Oggi che l’arte e la scienza sono ancora più vicine (almeno in ambienti d’avanguardia), il netfuturismo non può che augurarsi un progressivo avvicinamento delle due categorie, troppo spesso ritenute antitetiche. Tutto ciò non potrà che portare ad un decisivo progresso sia nell’uno che nell’altro campo. Anche a partire dalle terapie per affrontare il dolore. La terapia del sorriso è oggi impiegata soprattutto in ambito pediatrico, ma noi siamo pronti a scommettere sulla sua efficacia in senso più generale. Ridere è un'arte, vincere il dolore è un'arte ancora più grande.


“Venite! Venite! Nuovi eroi, nuovi genii della risata, sbucate nelle nostre braccia che vi attendono, fra le nostre bocche che ridono ridono ridono, fuori dalla macchia pungente del dolore umano”.


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Antonio Saccoccio

(tratto da http://liberidallaforma.blogspot.com/2009/01/clownterapia-la-terapia-del-sorriso-tra.html )

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