sabato 22 novembre 2008

Critica del “pregiudizio” ;-)
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di Barbara (Cloroalclero)

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Il pregiudizio è un "giudizio a priori" assegnato a una cosa di cui non s'è fatta esperienza. Si parla di "pregiudiziale antifascista", ad es. quando si discute su come instaurare una possibile "opposizione" come carta d'ingresso nelle fila di chi " ha a cuore la democrazia".
Il pregiudizio antifascista risale a quando l'amore per il partigiano ha sostituito il nazionalismo che aveva animato, per es. il periodo della prima guerra mondiale.
Una caratteristica del pregiudizio è quella che esso, proprio per non aver sperimentato ciò su cui si giudica, "ritaglia" il passato a misura del "monumento" storico che fonda il pregiudizio stesso, per esempio
: il mito partigiano , diffuso oggi presso i giovani di sinistra che si sono ribellati al decreto Gelmini ignora completamente la storia reale della Resistenza italiana e assume soltanto quel carattere di "nuovo nazionalismo" che si esprimeva in Italia per via del ruolo particolare(cobelligerante) con cui si è usciti dal secondo conflitto mondiale e che doveva per forza distaccarsi dal nazionalismo di stampo liberal-fascista, così abbarbicato agli eventi stessi che avevano trascinato l'Italia in guerra.
Ma se il pregiudizio antifascista è legato alla necessità di un nuovo "mito fondativo" che si è determinato storicamente dalla posizione dell'Italia in guerra, il potere successivo è riuscito a sfruttare le contingenze storiche che hanno determinato il terrorismo italiano e i successivi sviluppi, per revisionare quello stesso periodo storico in cui si sono conseguiti dei diritti.
A livello di comunicazione di massa, si pone spesso l'accento su ciò che ha scritto Giampaolo Pansa sulla fine della guerra, bollandolo come "revisionista", mentre si distoglie l'attenzione da un certo Bettino Craxi che, nonostante fosse inviso agli americani per la storia di Sigonella, è il principale responsabile dell'americanizzazione istituzionale dell'Italia, a partire da quel referendum sulla contingenza con il cui assenso gli italiani mostrarono fiducia nei suoi confronti.
Quel referendum fu una tappa storica: dopo aver rinunciato al terrorismo, la sinistra italiana plasmò la sua identità su un'ottica di asservimento ai padroni che portò alla significazione del moderatismo come "valore aggiunto" nella dialettica politica successiva. Tangentopoli, se possibile, aggravò la situazione, promuovendo oscuri personaggi cresciuti politicamente all'ombra di Craxi e di De Michelis (vedi Brunetta) presentandoli all'opinione pubblica come se fossero "homines novi".
Alla vigilia dell'apparente "grande epurazione di Tangentopoli" un mediocre uomo politico, Mariotto Segni , veniva spacciato come un "sostanziale riformatore" per aver promosso un referendum che ha trasformato il sistema proporzionale, che costringeva i politici eletti ad una maggiore disponibilità al compromesso, in sistema maggioritario (che tradisce molti principi democratici, tra cui il diritto di rappresentanza, a favore di un sistema "assopigliatutto" che, come sta avvenendo, può degenerare in una "dittatura della maggioranza". Di fatto oggi il governo rispecchia la rappresentanza di poco piu' del 20% della nazione italiana)
Nel frattempo i media seminavano paure contro l'estremismo.Nella seconda metà degli anni '90, in Italia, con la Desdemona Lioce che assassinò D'Antona e, piu tardi, Biagi, i media agitarono ancora una volta lo spauracchio del terrorismo e questi eventi, a lungo termine, portarono alla perdita di voti in entrambi gli schieramenti "estremi" sia nella destra che nella sinistra. Mi rendo conto che si tratta di un'analisi un po' semplicistica, espressa così, ma non volendomi dilungare, fu questo che sostanzialmente accadde.
Arriviamo alle ultime elezioni dove lo sbarramento massacra la rappresentanza :sia a destra, col partito di storace, che a sinistra, con rifondazione (Bertinotti) e PCI (Diliberto),ovvero diversi milioni di elettori non vengono rappresentati.
Il substrato sottoculturale dei media continua, oggi, a demonizzare chi si pone in posizione avversa alle leggi del potere, mentre un partito artificioso come il PD assiste, senza replicare, alle iniziative governative volte a creare condizioni ideali affinché la prosecuzione della tutela degli interessi borghesi continui indisturbata. E quindi assistiamo a diatribe tra Berlusconi e Veltroni su "se sia o meno legittimo protestare" senza che il partito di opposizione (che si limita solo ad ammonire la controparte perché "ascolti le proteste") elabori un abbozzo di controproposta, manifestando una qualsivoglia volontà di costituire valide alternative.
Se gli opposti estremismi vengono prima demonizzati e poi emarginati, ciò è in nome di un pregiudizio che si basa su un distorto e snaturato concetto di dialogo, rendendolo antidemocratico. Uno pseudodialogo che implica margini di trattativa estremamente più elevati da un lato (quello del potere) e praticamente nulli (a parte qualche particolare marginale per fare scena) dall'altro.
Se ricordiamo il governo Prodi che ha rappresentato l'ultima "sinistra governativa" non è difficile capire che quella famosa discussione per rinnovare il finanziamento militare in Afghanistan nel 2007, costò dimissioni e anche epurazioni ai senatori( di "estrema" sinistra) che osarono opporsi perchè, nonostante sia un argomento colossalmente imbrigliato nei principi (anche costituzionali) del rifiuto dell'occupazione e della guerra, la sinistra governativa non aveva lasciato NESSUNO spazio di manovra a questi semplici e basilari principi politici e a chi li sosteneva. I senatori furono bollati come "estremisti", pericolosi, sia per la sussistenza del governo che per il "dialogo".
In quel momento fu evidente che la sinistra "moderata" a tal punto da appoggiare una logica bellica ingiustificata, era così moderata che non poteva neppure più dirsi sinistra. Il pregiudizio aveva già vinto: il rifinanziamento passò, i senatori furono denigrati da tutti e il governo restò in piedi finché non scoppio' il "caso Mastella" , che è il "massimo" della dialettica che questa sinistra "moderata" poteva esprimere. E infatti Prodi per esso è caduto e il resto lo conosciamo.
Concludendo, possiamo considerare oggi il pregiudizio come un "prodotto sottoculturale" del potere, tale e quale la "paura del terrorismo islamico" o "paura che gli zingari rubino i bambini" . Ciascun messaggio ha una funzione specifica e tende ad orientare l'opinione pubblica per promuovere persone e poteri che possono avvantaggiarsene, sfruttando i meccanismi esistenti e, laddove vi fossero ostacoli, crearne di nuovi.
Oggi il pregiudizio che si coltiva di più è quello del moderatismo, per orientare, anche elettoralmente, le masse a far sì che le regole collettive le decidano gruppi partitici sempre meno differenziati tra loro, nella ricerca di modi sempre nuovi per far tessere alla borghesia italiana la rete di interessi che la collegano alla borghesia mondiale senza interferenze. In modo tale che non sia un problema per loro, qualche decina di milioni di persone che chiedono risorse per gli ammortizzatori sociali avendo magari perso casa e lavoro per effetto indiretto di quelle speculazioni che tanto hanno fatto star bene quelle poche migliaia di famiglie di padroni che, nel presente, temono l'insidia di trovarsi costrette a cambiare lo Yacht di 12 metri con uno di 8.
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Cloroalclero

3 commenti:

biz ha detto...

A me pare che questo tuo scritto, Cloro, manchi di un paio di elementi basilari d'analisi, che tuttavia non si possono comunque non considerare.
E' che, negli anni che hai rievocato, si è persa una idea di società alternativa a quella dominata dal capitalismo. Di più: le idee di società alternative sono fallite tragicamente nel corso del '900; in primis, il comunismo.
Questo fa sì che agli occhi della reale maggioranza delle persone, l'attuale sistema sembra, se non il "migliore dei mondi possibili", comunque "l'unico mondo possibile".

Altro elemento che celi nella tua analisi: è vero che il consenso tende anche a fondarsi su fattori di paura. Ma la base fondamentale del consenso è il benessere economico. Naturalmente anche questo, ai livelli più bassi, si basa su fattori, non reali, di speranza (ascesa sociale), e di "luna park" sociale". Qualcosa di riferibile all'antico "panem et circenses".

Se non si parte anche da questi fattori, ogni analisi rischia di essere vana e inutilmente ribellistica.
Perchè invece, si tratta di affermare e ricostruire, da zero, una idea di società più giusta ed anche più "benestante", non nel senso che oggi si dà, ma di reale benessere complessivo delle persone.
La "pars destruens" non è difficile, dunque. I difetti, spesso anche atroci, dell'attuale sistema, sono sotto gli occhi di tutti. Quello che è difficile è proporre delle alternative reali e fattibili. E questo è difficile forse anche a livello teorico, ed ancora più difficile sul piano concretamente politico.

Cloroalclero ha detto...

x biz: il fatto che la struttura economica sia lo sfondo dell'analisi, pur semplicistica ne convengo,che ho fatto era scontato.
QUando parlo di nemico di classe lo rivelo, ma si capisce. Il pregiudizio è , marxianamente, una sovrastruttura. Ma quello di cui marx non si è occupato è la modalità massmediatica di "ceare opinione" pubblica tramite il pregiudizio. E la strategia è semplice: non parlare di certe cose ma amplificarne certe altre, spesso per nascondere operazioni di condizionamento simmetriche.
Il revisionismo su Craxi è molto piu' occultato del revisionismo sula resistenza, per dirla chiara.

Poi: in ogni progetto politico l'apparato intellettuale "destruens" è sempre meno a rischio dell'apparato "costruens" e piu soggetto a strumentalizzazioni.
cloro

Truman ha detto...

Una premessa: concordo con buona parte dell'analisi di cloro.

A parte questo, l'uso della parola "pregiudizio" a me appare più correlato a chi la usa che al contesto. Io penso che tutti abbiamo dei pregiudizi, perchè non possiamo ogni giorno mettere in dubbio tutta la nostra esperienza, perciò interpretiamo la realtà in base ad un sistema di pensiero che ci siamo costruiti nel tempo, spesso con fatica. Ciò che a noi appare analisi oggettiva della realtà ad un altro può apparire come pregiudizio.
Eppure non possiamo presentarci nudi di ideologie, di sistemi di pensiero, di fronte al mondo. Basta solo accettare che la nostra visione, si anche la nostra, è influenzata da miti e desideri.

Un esempio: il lucido Marx riprende idee illuministe e positiviste, l'idea che la ragione umana può capire il mondo esterno e formarlo a suo piacimento. Sotto sotto all'orgoglio di costruire una visione scientifica del mondo c'è il mito di Prometeo che rubò il fuoco agli dei.
Ma nell'illuminismo e nello scientismo c'è anche il mito del progresso, l'idea che il futuro sarà migliore del passato. Non è difficile individuare somiglianze con l'escatologia cattolica, la quale fornisce l'idea che ci sia un destino ultimo dell'uomo; così il mito della resurrezione finale di tutti i corpi viene trasformato nel destino finale della società comunista, dove ognuno ha secondo i suoi bisogni.