venerdì 21 novembre 2008

Si riparte dall'Appello dell' 11 ottobre
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Sicuramente lo ricorderete amici lettori. Ma come si dice, repetita iuvant:

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sabato, ottobre 11, 2008

Appello urgente alla Rete Quattro misure contro la crisi: Sospendere temporaneamente il pagamento dei mutui; vietare le transazioni allo scoperto; bloccare la costruzione delle grandi infrastrutture non cantierizzate; proporre, da subito, nuovi strumenti per sostenere il reddito delle classi meno agiate.
A fronte della crisi economica in atto, sottoponiamo all’attenzione della Rete il seguente appello formale:
- La crisi in corso evidenzia i limiti del capitalismo in termini etici, sociali, economici e politici.
- Di qui la necessità del suo superamento attraverso l’edificazione graduale e non violenta di un nuovo modello di società, capace di integrare i valori della solidarietà e della sobrietà.
- Vanno perciò subito presi alcuni provvedimenti a difesa del credito, dei redditi e dell’occupazione di tutti i cittadini, in nome del benessere collettivo e non di quello particolare di pochi speculatori. Si tratta di interventi finalizzati, in prospettiva, al recupero della piena sovranità della politica, intesa nel senso più nobile del termine, sull’economia. Interventi che devono chiamare in causa il ruolo dello Stato nell’ambito della tutela, in ultima istanza, del lavoro e del credito ai cittadini e alle famiglie. Ma anche di facilitare, sotto il profilo legislativo, il ruolo della magistratura nel perseguire i reati finanziari commessi nello svolgimento di attività borsistiche e creditizie.
A questo proposito si chiede, in attesa di una ormai irrinunciabile evoluzione sociale in senso umano e contro la bestialità della pura logica del profitto, alle forze politiche di maggioranza e di opposizione, di sostenere nell’ambito del Governo, del Parlamento e in tutte le sedi politiche opportune – qualora la situazione nei prossimi mesi, se non addirittura giorni, dovesse precipitare – le quattro seguenti misure, sicuramente “minimali”, ma capaci di rappresentare il primo segnale di una volontà comune di fuoriuscire dal vizioso ciclo capitalistico del debito e della speculazione:
1) Dichiarare temporaneamente sospeso il pagamento di tutti i mutui bancari, inclusivi degli interessi maturati, stipulati entro gli ultimi cinque anni, per l’ acquisizione della prima casa.
2) Dichiarare illegali, a decorrere dalla data di pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, tutti i cosiddetti prodotti derivati e le cosiddette transazioni “allo scoperto” (elencandoli in apposite tabelle complementari ).
3) Proporre, sin da oggi, nuovi strumenti per sostenere il reddito delle classi meno agiate, qualora aumenti dell’inflazione e dei prezzi delle merci di largo consumo mettano a serio repentaglio livelli di vita già oggi precari.
4) Bloccare la costruzione delle grandi infrastrutture non ancora cantierizzate (TAV in Val di Susa, Ponte sullo Stretto di Messina ecc.) al fine di utilizzare il capitale ad esse destinato per sostenere i redditi e l’occupazione, riservandosi di sottoporle in un secondo momento ad una seria analisi costi/benefici che verifichi l’opportunità della loro costruzione. Tale appello è frutto di ponderata analisi e discussione avvenuta sul Web, e non esclude – per il futuro – nuovi interventi a più ampio spettro.
Roma, 10 ottobre 2008
Carlo Gambescia (sociologo
http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/ )Carlo Bertani (scrittore - http://carlobertani.blogspot.com/ )Marco Cedolin (scrittore - http://marcocedolin.blogspot.com/ -http://ilcorrosivo.blogspot.com/ )Miguel Martinez (traduttore - http://kelebek.splinder.com/ )Valter Binaghi (scrittore - http://valterbinaghi.wordpress.com/ )Nicola Vacca (poeta - http://nicolavacca.splinder.com/ )Guido Aragona (architetto - http://bizblog.splinder.com/ )Antonio Saccoccio (blogger/net-artista - http://liberidallaforma.blogspot.com/ )Truman Burbank (ingegnere http://trumanb.blogspot.com/ )Roberto Buffagni (drammaturgo)Stefano Moracchi (saggista -http://www.attuazionista.blogspot.com/ )Michele Antonelli (ingegnere elettronico)Barbara Albertoni (insegnante - http://www.cloroalclero.com/ ) Eduardo Zarelli (insegnante, editore - http://www.ariannaeditrice.it/ )Valerio Lo Monaco (giornalista) Federico Zamboni (giornalista)
Per le adesioni:
carlo.gambescia@gmail.com
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Vi ritorniamo sopra, perché molte persone lo hanno sottoscritto e ci hanno chiesto di continuare su questa strada.
Qualcuno – forse di getto, forse perché meno attento – ha ritenuto che le misure richieste nell’Appello fossero una soluzione pratica all’attuale crisi, senza riflettere sulle premesse dell’appello:

- La crisi in corso evidenzia i limiti del capitalismo in termini etici, sociali, economici e politici.
- Di qui la necessità del suo superamento attraverso l’edificazione graduale e non violenta di un nuovo modello di società, capace di integrare i valori della solidarietà e della sobrietà.

Non era nostro obiettivo fornire una “stampella” all’attuale establishment, soprattutto perché negavamo appartenesse loro in primis la capacità di saper governare questa crisi:

-Si tratta di interventi finalizzati, in prospettiva, al recupero della piena sovranità della politica, intesa nel senso più nobile del termine, sull’economia.

Quando si chiede il “recupero” del primato della politica sull’economia, si stima che gli attuali gruppi di potere economici (dei quali, la classe politica è soltanto più un misero scendiletto) non abbiano alcuna intenzione di rimediare ai danni causati e anche se l’avessero non sarebbero in grado di poterlo fare. Il che non significa essere statalisti. Lo Stato non è che una delle incarnazioni storiche del Politico, come il Mercato lo è dell’Economico. Si interviene attraverso uno Stato – che ovviamente va rifondato – perché al momento è l’unico strumento istituzionale disponibile.
Dunque, non può certo essere questo Stato a prendere tali misure, ma un nuovo Stato, gestito da una nuova classe politica. La quale, nell’attesa di processi sociali e politici di tipo auto-organizzativo e di lungo periodo, resta al momento il primo soggetto istituzionale, geopoliticamente importante, proprio dal punto di vista della creazione di uno spazio autocentrico (europeo), su base confederale, snello, privo di inutili e costosi apparati parlamentari, ma fondato su un governo comune europeo. La sfida per la Nuova Europa vicina ai popoli e lontana dalle multinazionali, sarà quella di riuscire a conciliare rapidità della decisione politica in alto con la democrazia economica in basso: esattamente l’opposto di quanto oggi viene imposto dalle burocrazie europee, come “Costituzioni” e “Trattati” (Lisbona) finalizzati a garantire gli interessi delle oligarchie economiche dominanti – che vengono puntualmente respinti dalle popolazioni – dimostrano. Probabilmente, in futuro, l’anello di congiunzione potrà essere rappresentato da un diverso uso dello strumento del referendum e dalla diffusione di una nuova democrazia partecipativa. Un sistema, ovviamente, ancora tutto da articolare e, soprattutto, da rendere compatibile con il criterio della rapidità decisionale e istituzionale. Per ora, ci limitiamo soltanto a porre la questione all’attenzione di tutti.
Avevamo quindi esposto alcuni punti essenziali:
Perché – primo punto dell’Appello - chiedere la sospensione dei mutui stipulati negli ultimi cinque anni?
Potrebbero essere 4 o 7, poco importa, ma cinque anni fa – all’incirca – partì la perfida illusione dei cosiddetti mutui “totali”, che coprivano l’intero importo dell’acquisto a fronte di durate che giungevano a 35-40 anni.
Ora, chiediamo a chi ancora ritiene di possedere un minimo di senso del tempo che passa, come si possano stipulare dei mutui per 35 anni. Ci rendiamo conto che, iniziando a 30 anni, si è “impiccati” fino a 65?
Soltanto 15 anni fa, il mercato del lavoro era totalmente diverso: non esisteva il precariato, c’erano i concorsi, le grandi aziende erano solide, s’andava in pensione fra i 55 ed i 60 anni circa…e potremmo continuare.
Chi, oggi, può ragionevolmente prevedere quale situazione economica ci sarà fra 35 anni? E, attenzione, se tutto il corollario è incerto, l’ovario del velenoso fiore rimane intatto: pagherai tot rate, con tot interesse, per tot anni…sempre che…sempre se…
Ma…c’è ancora qualcosa da dire?
Inoltre: queste persone, hanno davvero compiuto una libera scelta?
Certamente…come no! Dapprima hanno spilluzzicato le migliori offerte nel mercato dell’affitto poi, insoddisfatte, hanno optato per una casa popolare…come no…
Ricordiamo che in Germania circa la metà della popolazione vive in case popolari (mica come le nostre, sia chiaro…), mentre da noi l’unico “ricordo” delle case popolari è la trattenuta GESCAL, od ex-GESCAL, o come cavolo la chiamano oggi. Che rimane, sempre. Le case? Boh…
A fronte di tutto ciò, vi sembra proprio una bestemmia chiedere la sospensione dei mutui? O questa gente – a fronte dei generosi regali alle banche – dovrà vendersi un rene per non finire sotto un ponte? Le banche, sempre previdenti ed al servizio del “mercato”, a quel punto offriranno un innovativo prodotto finanziario, il “JFK”, ovvero il “Joyful Kidney Fund”.
Perché, signori miei – per chi ancora non lo avesse capito – la “ricaduta” dei miliardi che lo Stato dovrà elargire alle banche per “salvarle”, saranno restrizioni economiche che renderanno ancora più problematico pagare quei mutui! Cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia!
Va poi aggiunto che la rilevanza dei prestiti delle banche italiane alle famiglie a scopo di muto abitativo, di durata oltre i cinque anni, (a prescindere dalla sua qualità o meno di prestito concesso per l’acquisto della prima casa) per il periodo 2003-2008 (agosto), ammontano (in milioni di euro) a euro 105.293, pari a poco più di un sedicesimo dell’esposizione totale (agosto 2008) per prestiti delle banche italiane a clienti pubblici privati , pari a euro 1.719.116 (*).
Pertanto, in linea di principio, una sospensione temporanea dei mutui non avrebbe effetti catastrofici, rispetto a una sospensione dei pagamenti da parte di tutti i soggetti economici implicati, che invece avrebbe invece ripercussioni ben più gravi sul mercato immobiliare, dell’edilizia, ecc. Ovviamente ciò non significa che, a fronte della crisi crescente, non vadano aiutati nelle forme più opportune, anche gli affittuari, soprattutto se a basso reddito. Si tratta di una misura, ancora allo studio, che dovrà rientrare nel quadro dei provvedimenti al terzo punto dell’Appello.
Voltiamo pagina: secondo punto, abbiamo chiesto che gli “strumenti” finanziari usati dalle banche per fare questo po’ po’ di casino siano messi fuori legge. Preferite che continuino? Godete proprio nel vederli brindare a champagne perché ce l’hanno messo nello stoppino?
Difatti, se nessuno chiederà un limite, state certi che i Veltrusconi al potere – tutti, dalla A alla Z – non alzeranno manco un misero ditino. Si sono sperticati ad assicurare che daranno (cioè, daremo) soldi alle banche senza chiedere ed avere niente in cambio. “Completa indipendenza delle banche”, “Lo Stato acquisirà delle quote ma senza diritto di voto”: le abbiamo ascoltate solo noi queste frasi?
E veniamo al terzo punto: va riformulato un circolo virtuoso tra le politiche sociali ed il recupero dell’evasione fiscale. Il che non significa aumentare le tasse, ma farle pagare a tutti, per pagare tutti di meno, secondo il reddito prodotto e il patrimonio posseduto. E prendere quindi le necessarie misure per sostenere quella larga parte della popolazione in crescente difficoltà, che si troverà a vagare sempre di più negli hard-discount con pochi soldi in tasca e ben presto sarà oggetto di una vastissima “campagna di licenziamenti” come si può evincere dal contenuto dei piani di programmazione industriale delle maggiori aziende sia pubbliche che private (sempre che non si finisca come in Argentina, ovvero con i conti “congelati”).
Va qui chiarito che non si tratta del solito vuoto appello per “l’equità fiscale”, poiché un Paese che lascia sotto il controllo della criminalità organizzata un terzo del suo territorio, non ha futuro. E, ben sappiamo, che la criminalità organizzata vota. Oh, come vota!
Il Governo italiano – a differenza d’altri Paesi europei – non ha comunicato cifre certe per ripianare le truffe di lor signori (“oggi non è necessario predeterminare gli importi”, Giulio Tremonti – ANSA 13/10/08): c’è solamente un impegno generico (Le attività cedute dalle banche potranno… per un importo che potrà raggiungere 40 miliardi di euro – ibidem)
L’unica cifra “messa in campo” sono dunque quei 40 miliardi: cosa si può fare con 40 miliardi? Si possono aumentare di 100 euro il mese le pensioni minime, per poco meno di 4 milioni d’italiani. Che fine faranno i 40 miliardi regalati alle banche? Spariranno alle Cayman od a Montecarlo.
Nelle tasche dei pensionati? Per campare un po’ meglio e per sostenere l’economia reale. A meno che non pensiate che quei 40 miliardi nelle tasche dei banchieri serviranno a qualcosa, perché allora il vostro posto non è più nel regno degli ignavi. E’ accanto ad Homer Simpson.
Infine, punto quarto, abbiamo proposto d’iniziare a “scremare” quel fiume di soldi che chiamano “infrastrutture” – che se si fermano è la rovina! Oddio che fine faremo…– ma per favore!
Naturalmente serve quel ponte fra Scilla e Cariddi – quando l’UE stessa riconosce che il futuro dei trasporti è l’acqua (Fonte: UE, Libro Bianco: la politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte), oppure seppellire d’amianto Torino, affinché le acciughe portoghesi arrivino un quarto d’ora prima a Kiev? Calcolando il risparmio di tempo che s’otterrebbe con la nuova linea – rispetto al semplice ammodernamento (già comunque in fase di completamento) di quella esistente attualmente sottoutilizzata tanto per il trasporto passeggeri quanto per quello delle merci – tutto l’ambaradan porterebbe, sulla tratta Lisbona-Kiev, ad una riduzione di 15-25 minuti! E tanti miliardi di denaro pubblico sottratto ai servizi per i cittadini nelle casse delle società interessate e della classe politica che le affianca.
Dire di no a queste elefantiache opere, non significa negare tutto: necessitiamo d’opere pubbliche che servano realmente alle persone – abbiamo scuole ed ospedali spesso fatiscenti – oppure intervenire sulla (dimenticata) viabilità stradale ordinaria, generatrice del maggior numero d’incidenti e sulle tratte ferroviarie tradizionali usate dai pendolari.
Pochi sapranno che, l’UE stessa, aveva concesso finanziamenti per il 10% delle spese di realizzazione ed il 50% di quelle di progettazione al fine di rendere navigabile il Po fino a Cremona, con diramazione verso Milano: lo scopo, era quello di togliere il costoso e pericoloso traffico dalla strada e convogliarlo sull’acqua, come fanno nel nord Europa e come abbiamo fatto anche noi italiani per secoli. Il costo? Erano circa 200 milioni di euro (Fonte: Consorzio navigare sul Po): 200 milioni…no, su una cifra così esigua non si possono fare tangenti…poca trippa per gatti…meglio soprassedere…
Ribadiamo, perciò, che nel concetto di grandi opere pubbliche – dal punto di vista della politica economica – rientrano “beni veramente pubblici” come, appunto, strutture scolastiche, universitarie, sanitarie, abitative e di viabilità “dolce e pulita”.
Sulle centrali nucleari non abbiamo nemmeno proferito parola: parliamo di cose serie, non c’interessano le barzellette, poiché la politica energetica italiana è roba da avanspettacolo.
Quando, oramai, perfino le grandi holding s’orientano verso l’eolico ed il solare termodinamico – EDF ed ENEL investono nell’eolico in Puglia ed in Texas, la Spagna ha avviato la costruzione di 28 centrali termodinamiche (Israele, il Marocco e l’Algeria ci stanno pensando) – mentre l’intero pianeta sviluppa nuove soluzioni che passano attraverso il geotermico, le biomasse di scarto, le speranze per le nuove generazioni del fotovoltaico, ecc, ecco che il governo italiano militarizza il territorio per costruire centrali nucleari e termovalorizzatori!
Ma, lo sanno che la produzione netta (non la potenza installata!) dell’eolico, negli USA, ha superato quella nucleare? Che esistono oramai nuovi mezzi (la digestione anaerobica, ad esempio) per il trattamento dei rifiuti? Leggono qualcosa? Chiedono ai ricercatori? Ah, dimenticavamo: no, non possono chiedere loro nulla, perché li stanno “eutanasizzando” proprio in questi giorni.
Purtroppo, il problema delle grandi opere e dell’energia è condizionato dalla struttura oligopolistica dell'economia attuale: ciò che è "grande opera" viene semplicemente deciso dall'oligopolista, sulla base del suo interesse particolare che diventa tanto più interessante quanto più grandi sono i capitali mobilitati dalla costruzione dell’infrastruttura. Pertanto, il punto della questione è come ribaltare la logica oligopolistica in logica, diciamo così, democratica (o di democrazia economica). Per dare un senso di utilità collettiva a tutte le realizzazioni.
C’è inoltre un perfido legame fra questo tipo d’economia ed il corrispondente sistema d’approvvigionamento energetico: operare in un mercato di beni finiti (i fossili e l’Uranio) è ciò che concede all’oligopolista di mantenere la sua posizione dominante. Con le energie rinnovabili – praticamente infinite – sarebbe più difficile mantenere questi privilegi, soprattutto se la produzione fosse diffusa sul territorio attraverso la pratica virtuosa dell’autoproduzione energetica individuale. Di più: oggi, i piccoli risparmiatori sono disorientati. Dove posso custodire i risparmi di una vita?
In questo caso, lo Stato – un nuovo Stato – potrebbe tranquillamente garantire gli investimenti (gestiti da soggetti pubblici o privati) poiché quello dell’energia è un mercato con trend stabili per consumi e produzione. Se fosse lo Stato stesso ad emettere dei “bond energia”, da utilizzare per la costruzione d’impianti oppure per finanziare piccole e diffuse realizzazioni in loco ed una corretta ristrutturazione del sistema di distribuzione dell’energia finalizzato a sostenere l’autoproduzione, s’otterrebbe un duplice risultato: rendimenti certi, nessuna turbolenza e l’affermarsi di un nuovo sistema d’approvvigionamento energetico. E gli oligopolisti? Ah, poveretti…
Infine, vogliamo ricordare che le attuali categorie dell’economia – tutta la paccottiglia di tassi, spread, future e quant’altro – non hanno mai nutrito un misero bovino, ma solo dei nullafacenti banchieri. Perché sono le categorie di questa economia malata, dalla quale siamo impauriti ad uscire per cercare altre forme che non ci riducano in schiavitù, che non consegnino le nostre vite nelle mani di questi sciacalli.
Noi, non assicuriamo nessun successo né abbiamo soluzioni salvifiche e miracolose: rivendichiamo, soltanto – a fronte di questa pazzia dilagante – il diritto alla critica, al dibattito ed all’organizzazione per cercare, partendo da una libera elaborazione metapolitica, dove le sacrosante vie della buona politica ancora trovino un loro centro, una sintesi, una speranza. Anche in economia: in una nuova economia.
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ContrAgorà
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(*) Si veda : http://www.bancaditalia.it/statistiche - Supplementi al bollettino statistico/Indicatori monetari e finanziari - Istituzioni finanziarie monetarie: banche e fondi comuni monetari, n. 56 - 2008 / 30-09-2008 - n. 56 pdf 166 kB , tavole 4- 5, pp. 12, 13, 14 (per i dati 2004-2008 agosto) , nonché http://www.bancaditalia.it/statistiche/indica/pimeba/pimeba07 - Supplementi al bollettino statistico/Indicatori monetari e finanziari - Istituzioni finanziarie monetarie: banche e fondi comuni monetari - Numero 63 - 31 Ottobre 2007 / 31-10-2007 - n. 63 pdf 898 kB , tav. 5, p. 14 (per i dati del 2003).


6 commenti:

Antonio Saccoccio ha detto...

Sono tra i membri di questo multiblog per testimoniare il mio impegno a portare avanti la battaglia contro l'utilitarismo, contro la logica del profitto, contro le degenerazioni dell'industria culturale e contro il sistema dell'arte contemporanea.

Avanti così!

CONTRAGORA' . IL CROCEVIA DELLE IDEE: CULTURA, POLITICA, SOCIETA', COMUNITA', ECONOMIA. ha detto...

Grazie Antonio e benvenuto Reza!

Pietro Pagliardini ha detto...

Comincio con una precisazione: 40 miliardi non sono 100 euro al mese per 4 milioni di pensionati ma 10.000 euro in un anno per 4 milioni di pensionati. Le cifre non sono mai così oggettive se non spiegate bene, perché dipende dall'unità di tempo. Certo è che 100 euro al mese per 4 milioni di persone fa 400 milioni di euro al mese cioè 5,2 miliardi all'anno, tredicesima compresa. Restano 34,8 miliardi di euro che non ho capito dove sono finiti.
Voglio dire: le cifre devono essere usate in modo chiaro altrimenti ingenerano confusione.
Ma il punto è un altro: il tono generale dell'appello in cui, ma posso sbagliare, mi sembra aleggi un sapore da "etica di stato" che personalmente non condivido e che non mi sembra una soluzione del problema. Quando sento dire che tutto è da rifare, tutto è da cambiare, compresa tutta la classe dirigente, da quella degli stati nazionali a quella europea io mi metto paura perché sento uno scivolamento verso l'utopia che, nell'azione politica, è sinonimo di disastri. Diffido ferocemente da chi vuole cambiare la testa delle persone: che la classe dirigente sia modesta, è ovvio, ma che non sia l'espressione della società non è affatto vero. Dunque voler trasformare l'una significa, in sostanza, non rendersi conto di com'è l'altra e la strada per "cambiare" l'una e l'altra è solo l'uso della forza. Non a caso rimarcate il ruolo della magistratura, assegnandole con ciò un compito che non le compete, cioè quello di riformare la società, avendo invece questa solo l'ovvio dovere di sanzionare le violazioni alla legge.
Leggi che, sapete bene, vengono stabilite e decise dal popolo e, per sua delega, da quell'organo che è il Parlamento.
Insomma, se è vero che questa crisi fa salire le azioni della politica rispetto alla libertà del mercato, ma direi della società in genere, è anche vero che:
-la bistrattata libertà del mercato ha consentito a milioni di cinesi, di indiani e di altri popoli di affrancarsi dalla miseria e di assurgere al ruolo di protagonisti della storia; questo potrà non piacere a noi occidentali ma mi sembra che la globalizzazione sia stata più efficace del socialismo nello sviluppo economico dei popoli;
- mi sembra che vi sia troppa "soddisfazione" e una certa voglia di rivincita in questo ritorno della politica che non lascia ben sperare, almeno a me, è chiaro.
Scusandomi per la lunghezza concludo con un consiglio: attenzione a nuove illusioni che possono portare ad essere smentiti molto velocemente perché, come pochi avevano previsto, pochi, o forse nessuno, ha la soluzione del problema.
Saluti
Pietro

Paolo ha detto...

Ciao!
Seguo da molto il blog di Carlo Gambescia e attualmente sto collaborando con Antonio allo sviluppo del net.futurismo.
Sono molto felice della creazione di questo blog. C'è bisogno di una critica al sistema sulla base dei criteri che avete ricordato.

In bocca al lupo!

CONTRAGORA' . IL CROCEVIA DELLE IDEE: CULTURA, POLITICA, SOCIETA', COMUNITA', ECONOMIA. ha detto...

Benvenuti Paolo e Pietro!
Grazie Paolo.
Grazie Pietro per il tempo che ha dedicato a ContrAgorà e per il ragionato commento. Di cui prendiamo atto.
Continui a seguirci. E scoprirà, che, in un'epoca che vive sulla fabbrica delle illusioni mediatiche, l'unica nostra illusione è solo quella di non avere più alcuna illusione :-)
Cordiale saluti

Pietro Pagliardini ha detto...

A Contragorà rispondo: il vostro benvenuto è, oltre che educato, intrigante perché sembra contraddire tutto il resto o alemno lascia spazi aperti.
Nei limiti del tempo e delle mie capacità vi seguirò, non fosse altro per la stima che ho di Guido Aragona (che a questo punto è veramente dappertutto come il prezzemolo).
Saluti
Pietro