mercoledì 17 dicembre 2008

Notizie dalla Somalia
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di Miguel Martinez (Kelebek)
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Come sapete, l'occupazione della Somalia avviene ufficialmente con la consacrazione dell'ONU.
E il responsabile dell'ONU per la Somalia è un certo Dumisani Kumalo.
Venerdì scorso, Dumisani Kumalo ha dato un'interessante notizia alla BBC: oltre l'80% dei soldati e delle forze di polizia del cosiddetto "governo transitorio federale" della Somalia "ha disertato, alcuni portando con sé armi, divise e veicoli" e rifornendo la resistenza.
Inoltre, il signor Kumalo spiega anche un altro particolare.
Dunque, il mondo, tramite le Nazioni Unite, paga il "governo" somalo. Il 70% del bilancio del governo somalo viene speso per ciò che si chiama "sicurezza". E invece scompare quasi tutto nelle tasche degli uomini del "governo". Che non pagano nemmeno gli stipendi ai soldati.
E' un interessante e per certi versi gradevole modello di pacifismo: mettete lo champagne nei vostri cannoni, per capirci.
Uganda e Burundi, nel frattempo, affermano, smentiscono e riaffermano che anche loro ritireranno le loro truppe non appena se ne andranno gli etiopi, lasciando il "governo" tutto solo.
Il conflitto potrebbe quindi trovare un'equa soluzione: lasciare le ville (magari all'estero) al "governo" e il paese alla resistenza. Invece, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu a giorni dovrà decidere sulla proposta statunitense di mandare una "piena forza ONU di peacekeeping" in Somalia: questa nuova occupazione dovrebbe colpire insieme i pirati - di grande interesse mediatico - e la resistenza politica, che pure non ha nulla a che fare con la pirateria.
Non sappiamo ancora come andrà a finire, visto che pochi paesi hanno voglia di scontrarsi con i somali; comunque la Cina appoggia la proposta americana.[1]
Intanto, il "presidente" dell'Etiopia, che ormai controlla solo la città di Baidoa e parte di Mogadishu, ha licenziato il proprio "primo ministro", accusandolo di non aver saputo "mantenere la sicurezza nel paese", che ci sembra francamente un eufemismo. Il primo ministro si è rifiutato di dimettersi ed è stato rieletto da quello che si fa chiamare il "parlamento", anche se non ci sono mai state, ovviamente, elezioni di alcun genere.
Consiglio a chi fosse interessato alla situazione somala di leggere una breve analisi di Abu Abdallaah al-Haaj che racconta in termini molto chiari i punti forti e quelli deboli della resistenza.
Tra i punti forti:
1) il sostegno occidentale a un regime corrotto di massacratori e saccheggiatori;
2) la frammentazione tribale della Somalia fa sì che i somali possano unirsi solo attorno all'Islam;
3) quando gli shabaab conquistano un territorio, radunano gli abitanti, nominano un dirigente locale, ma tengono in mano la sicurezza;
4) gli shabaab trattano i briganti con estrema durezza, ma anche imparzialità;
5) non tollerano opposizioni, e questo sembra che in un paese abituato a 18 anni di conflitto sia una cosa ben vista;
6) somigliano (ed è un interessante paradosso) ai repubblicani americani nel rispetto per la proprietà privata da una parte, e nel moralismo dall'altra. In tutto il mondo islamico, infatti, gli islamisti - con uno spirito che in Europa potremmo definire un po' protestante - rappresentano i ceti imprenditoriali contrapposti ai ceti che detengono il potere statale e militare.
Tra i punti deboli:
1) Gli shabaab - figli giovanissimi di un paese in cui le scuole non esistono più - hanno una visione assai semplicistica dell'Islam;
2) tra di loro ci sono persone che vorrebbero un jihad internazionale, e questo attira le pesanti attenzioni occidentali;
3) ci sono tendenze puritane che tendono a reprimere il sufismo, la stregoneria, i fumatori, la musica, il consumo del qat: insomma vanno contro comportamenti assai diffusi nella società somala;
4) sanno poco o nulla del mondo;
5) non hanno capi.
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Miguel Martinez (Kelebek)
(tratto da http://kelebek.splinder.com/post/19339765/Notizie+dalla+Somalia )

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[1] Esistono molte, ottime persone che sostengono qualche forma di euriasiatismo, contrapponendo un possibile blocco di potenze all'impero statunitense. Un'idea che nella sua variante più moderata è anche condivisibile: tutti respirano meglio quando non si vive in un monopolio del potere. Ma per il resto, è meglio non farsi illusioni - l'intreccio tra tutti coloro che detengono il potere nel mondo è tale, che al dunque agiranno sempre in concerto tra di loro. E la Cina sosterrà l'occupazione della Somalia, ad esempio.


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