venerdì 12 dicembre 2008

POST DI VACCA E BINAGHI

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LIBERILIBRI

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È la fede cristiana l’onda lunga di Eugenio Corti


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di Nicola Vacca

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"Eugenio Corti è un uomo che crede in Dio, e i suoi personaggi sono creature di Dio. Ecco la sua posizione fondamentale. E così si spiega il caso Corti, cioè il silenzio fatto intorno a lui e alle sue opere di così grande valore letterario e poetico, perché una cultura ufficiale che si pretende monopolista ha deciso che Dio non esiste, non dice che è morto. Ed è la cultura letteraria, la critica ufficiale, la pubblicistica, la televisione. Impegnatevi a fare quello che ha fatto Corti, cioè a rendere testimonianza di quella che è la realtà del mondo, la realtà dell'uomo, dell'uomo creatura di Dio, dell'uomo che sta ogni momento nel Mistero di Dio. E come? Basta avere il dono dell'intelligenza che Dio dà a tutti gli uomini, esercitarlo con coerenza, con coraggio, proprio nel mondo della cultura e della comunicazione. Corti ha fatto un bel romanzo e un buon romanzo, raccontando la vita vera degli uomini e delle donne di tutti i giorni, della vita comune. E come Corti ha fatto della narrativa di grande pregio letterario ma soprattutto di grande testimonianza cristiana, voi soprattutto che siete ancora alle prime vicende della vita, della giovinezza e della maturità, sono sicuro che potrete fare della buona comunicazione telematica. Ve lo auguro con tutto il cuore". Ettore Bernabei ha scritto questo giudizio lusinghiero su uno dei più importanti scrittori italiani inviso al marxismo e all’ideologia radical-chic perché nei suoi libri mette al centro l’uomo e i suoi sentimenti, ma soprattutto la dignità che è stata calpestata dalla furia cieca di ogni totalitarismo.

La sua è l’avventura moderna di un povero cristiano che scrive romanzi di grande passione per raccontare la vera vita degli uomini. Corti è profondamente umanista.Il suo umanesimo riesce a toccare con vibrante poesia un quotidiano fatto di piccole cose dentro il quale prende corpo la nostra storia.

In questo senso Il cavallo rosso - libro che racconta quarant’anni di storia italiana - , è stato definito dalla critica un romanzo che ha il respiro di Guerra e pace.

Uscito nel maggio 1983, Il cavallo rosso è stato subito accolto dai lettori, e dai critici non condizionati da ideologie, come un grande "caso" letterario; tale si è confermato col succedersi delle edizioni. Le sue vicende, romanzesche e insieme vere (non riassumibili, ambientate in Brianza, in Lombardia e in altri luoghi d'Italia, nonché all'estero, soprattutto in Russia e in Germania) si intrecciano inestricabilmente coi grandi avvenimenti che hanno sconvolto il mondo tra il 1940 e il 1974. Catturato dalla trama densissima, il lettore compie di pagina in pagina l'esperienza straordinaria consentita dalla grande letteratura: gioisce, soffre, ride, piange, cresce insieme coi protagonisti e gli altri personaggi del romanzo e, nel contempo, si accorge di diventare più chiaro a se stesso, più consapevole del perché della vita e del significato del mondo.

Per confermare la sua vocazione di scrittore scomodo capace di stupire con una prosa inattuale, Eugenio Corti esce in questi giorni con Medioevo e altri racconti (Edizioni Ares, pagine 192, 12 euro). In questo libro c’è tutto il suo universo cristiano. Lo scrittore con un occhio privilegiato sull’infinito e sull’eternità torna al Medioevo, il periodo storico da lui più amato. Il punto più alto della civiltà cristiana al quale dobbiamo rivolgerci per riconsiderare quei valori che il nichilismo e la cultura anticristiana hanno completamente cancellato.

Senza cadere nella trappola della facile idealizzazione, Corti parla di una meravigliosa stagione in cui la bellezza era in ogni cosa e senza alcuna nostalgia denuncia l’assenza di umanesimo dei tempi moderni. "Nel secolo Ventesimo abbiamo avuta la dimostrazione più piena del fallimento dell’umanesimo anticristiano, che ha prodotto i cento milioni di vittime del comunismo, che ha prodotto i venticinque milioni di vittime del nazismo e infine - per tacere d’altro - ha prodotto anche una colossale paralisi dell’arte in Occidente".

Nella seconda parte egli entra dentro il fallimento epocale della contemporaneità. Nei quindici racconti che la compongono Corti dà conto , con i suoi interminabili ricordi di guerra e le sue esperienze di vita, dell’apocalisse e della barbarie del secolo breve.

Sempre fedele a una tradizione di bellezza e verità, anche questa volta lo scrittore non si è sottratto alle sue passioni. Da romanziere scomodo, ancora una volta, rivolge lo sguardo verso la Città celeste. Recupera controcorrente il concetto dell’umanesimo cristiano. Da testimone privilegiato del Ventesimo secolo, sfida la confusione odierna e il suo nichilismo abbracciando quel valore fondamentale, che in passato ha rimesso in moto il progresso economico, scientifico, tecnico dell’Occidente.

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Nicola Vacca

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